Una trasfusione di forza di volontà per fare un piccolo passo avanti, per non lasciare che il mondo corra più veloce di noi, per arrivare dove vogliamo. E non importa se primi, secondi o ultimi. Lo sforzo implica un movimento, ed è già abbastanza…per oggi.
Archivio mensile:novembre 2013
AU NOM DU PÈRE – Ingrid Florin/Cie F521.I
Quattro corpi. Quattro uomini.
Esplorare l’universo della virilità maschile partendo dai suoi punti di forza fino a renderli vulnerabili, fino a toccarne la fragilità più nascosta. Questo è ciò che « Au nom du père » tenta di rappresentare, dando corpo e voce alla gestualità emanata dalla mente creatrice di Ingrid Florin.
Fisico, lotta, sessualità. Risata. Resa. Fragilità, insicurezza, dolcezza.
Quattro personalità diverse, quattro corpi danzanti per rappresentarne uno solo : Quello dell’Uomo di fronte all’Amore. Quell’uomo che di fronte all’amore perde ogni difesa, abbassa ogni arma per riempirsi di una forza ancora maggiore, ancora più potente… quella forza che ci fa dire con il sorriso negli occhi :
« with love anything is possible »
….dalla nostra corrispondente in terra parigina, Susanna
SIGUR ROS VALTARI – Mystery Film Experiment: Valtari by Christian Larson
“Cosa senti quando ascolti la nostra musica?” Sigur ros hanno fatto questa domanda, riguardo al loro ultimo album Valtari, a 14 films makers. Sigur ros hanno dato lo stesso modesto budjet a questi artisi, chiedendo loro di creare qualsiasi cosa gli venisse in mente ascoltando l’album. Per sorpassare i modelli tradizionali, per dare spazio alla creatività e alla libertà. Questa è una delle proposte. Uno sguardo lontano che crea un unico movimento, sembra geniale perchè di due corpi se ne percepisce uno. Dalla distanza all’estrema vicinanza sembra che non ci sia differenza.
Scritto & Diretto da Christian Larson
Coreografia du Sidi Larbi Cherkaoui
Cinematografia di Mattias Montero
Costume Designer Lydia Kovacs
Prodotto da Noreen Khan.
Lamb – Scratch Bass
“Il ritmo è il “rumore” che fanno le cose quando si muovono”
Francesco (5 anni)
In questa canzone ascolto un sacco di cose che si muovono e che fanno “rumore”.
KATIE MELUA – A Happy Place
OGNUNO HA IL SUO POSTO FELICE
I have found that stress and nonsense
Puts me in zone of avoidance
Could my mind be moving faster
Pulling like a super cluster
Can be hard to trust a feeling
But believing ends in seeing
We’re going to find a happy
We’re going to find a happy
We’re going to find a happy place
UNNAMED SOUNDSCULPTURE
UNA LINEA è UN INSIEME DI PUNTI
Questo video è pazzesco: puoi soffermarti sui singoli puntini, guardare come si spostano, si addensano e si allontanano, oppure puoi osservare l’immagine nel suo complesso, vedere come cambia, come si trasforma, dando origine a nuove forme e figure. E la cosa bella è che non esiste una prospettiva giusta o sbagliata. Certo è che senza tutti quei puntini, la figura non esisterebbe, oppure sarebbe incompleta. Ecco cos’è il movimento, è l’insieme di tanti, infiniti e minuscoli segni, gesti, intenzioni: bellissimi da soli, ineguagliabili insieme.
Project by Daniel Franke & Cedric Kiefer
cit. Albert Einstein
“Life is like riding a bicycle,
to keep your balance
you must keep moving”
cit. Albert Einstein (1930)
THE HOUSE – Montaggio Parallelo
The House. Una casa. Anzi 4 case per 4 storie, che, intersecandosi, danno vita ad uno spettacolo,a mio parere, davvero speciale per tante ragioni. Innanzitutto perché The House è così vicino a ognuno di noi che non può essere racchiuso nel perimetro di un teatro: non esistono quinte, platee e sipari, tutto si svolge davanti a noi, che con occhio indiscreto spiamo e curiosiamo nelle vite degli altri, proprio come avviene nella quotidianità. E’ un racconto che non ha bisogno di parole, assolutamente inutili, quando a muovere e a smuovere le vicende sono gli sguardi, i gesti, i contatti. Il pubblico li vede tutti, da vicino, sente i sorrisi, i pianti e persino i respiri dei danzatori-attori. E la trama si costruisce pian piano. Intrecci e amori sconvolgono il perbenismo di facciata di una tranquilla cittadina americana. Siamo alla fine degli anni ’50, e nonostante ne sia trascorso di tempo da quel periodo fatto di collane di perle e rossetti rosso fuoco, tutto sembra estremamente attuale. Perché quando c’è di mezzo l’amore, la passione e il sentimento, non è questione di epoche.
Coreografie: Anna Rita Larghi
MOVING TARGET – Ballet National De Marseille
Prima ancora di scegliere una direzione presuppone uno spostamento di peso da un piede all’altro. I piedi, sono le nostre fondamenta. Accolgono tutto il nostro peso. Avete mai provato a osservare i vostri piedi mentre si muovono da sotto? Moving Target vi propone questa prospettiva, e non solo. Un’ ottica insolita che fin dall’inizio suggerisce di provare a guardare fuori dal solito schema frontale, per aprire un limite che solitamente si impone ai nostri sguardi. Si vede un movimento reale ma che è allo stesso tempo digitale, un movimento fluido su alcuni corpi e rigoroso in altri. Si colgono linee spezzate ma lo sguardo attento non può che cogliere la trasformazione verso curve sempre più rotonde. L’architettura e l’organizzazione dello spazio è concreta, determinata e percepibile, ma nasconde anche dell’intangibile. Per non smentirsi sull’ottiche diverse si arriva alla visione dei corpi danzanti attraverso uno specchio calato dal soffitto a 45°. I corpi appaiono appesi mentre in realtà sono al pavimento….Moving target perché il movimento non ha una sola prospettiva, e non basta saperlo bisogna sperimentarle tutte.
Coreografie: Frédéric Flamand
Scenografia e video : Diller+Scofidio