AU NOM DU PÈRE – Ingrid Florin/Cie F521.I

ingrid florin

Quattro corpi. Quattro uomini.

Esplorare l’universo della virilità maschile partendo dai suoi punti di forza fino a renderli vulnerabili, fino a toccarne la fragilità più nascosta. Questo è ciò che « Au nom du père » tenta di rappresentare, dando corpo e voce alla gestualità emanata dalla mente creatrice di Ingrid Florin.

Fisico, lotta, sessualità. Risata. Resa. Fragilità, insicurezza, dolcezza.

Quattro personalità diverse, quattro corpi danzanti per rappresentarne uno solo : Quello dell’Uomo di fronte all’Amore. Quell’uomo che di fronte all’amore perde ogni difesa, abbassa ogni arma per riempirsi di una forza ancora maggiore, ancora più potente… quella forza che ci fa dire con il sorriso negli occhi :

« with love anything is possible »

….dalla nostra corrispondente in terra parigina, Susanna

SIGUR ROS VALTARI – Mystery Film Experiment: Valtari by Christian Larson

sigur-ros-valtari“Cosa senti quando ascolti la nostra musica?” Sigur ros hanno fatto questa domanda, riguardo al loro ultimo album Valtari, a 14 films makers. Sigur ros hanno dato lo stesso modesto budjet a questi artisi, chiedendo loro di creare qualsiasi cosa gli venisse in mente ascoltando l’album. Per sorpassare i modelli tradizionali, per dare spazio alla creatività e alla libertà. Questa è una delle proposte. Uno sguardo lontano che crea un unico movimento, sembra geniale perchè di due corpi se ne percepisce uno. Dalla distanza all’estrema vicinanza sembra che non ci sia differenza.

 

Scritto & Diretto da Christian Larson

Coreografia du Sidi Larbi Cherkaoui

Cinematografia di Mattias Montero

Costume Designer Lydia Kovacs

Prodotto da Noreen Khan.

UNNAMED SOUNDSCULPTURE

UNA LINEA è UN INSIEME DI PUNTI

Questo video è pazzesco: puoi soffermarti sui singoli puntini, guardare come si spostano, si addensano e si allontanano, oppure puoi osservare l’immagine nel suo complesso, vedere come cambia, come si trasforma, dando origine a nuove forme e figure. E la cosa bella è che non esiste una prospettiva giusta o sbagliata. Certo è che senza tutti quei puntini, la figura non esisterebbe, oppure sarebbe incompleta. Ecco cos’è il movimento, è l’insieme di tanti, infiniti e minuscoli segni, gesti, intenzioni: bellissimi da soli, ineguagliabili insieme.

Project by Daniel Franke & Cedric Kiefer

THE HOUSE – Montaggio Parallelo

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The House. Una casa. Anzi 4 case per 4 storie, che, intersecandosi, danno vita ad uno spettacolo,a mio parere, davvero speciale per tante ragioni. Innanzitutto perché The House è così vicino a ognuno di noi che non può essere racchiuso nel perimetro di un teatro: non esistono quinte, platee e sipari, tutto si svolge davanti a noi, che con occhio indiscreto spiamo e curiosiamo nelle vite degli altri, proprio come avviene nella quotidianità. E’ un racconto che non ha bisogno di parole, assolutamente inutili, quando a muovere e a smuovere le vicende sono gli sguardi, i gesti, i contatti. Il pubblico li vede tutti, da vicino, sente i sorrisi, i pianti e persino i respiri dei danzatori-attori. E la trama si costruisce pian piano. Intrecci e amori sconvolgono il perbenismo di facciata di una tranquilla cittadina americana. Siamo alla fine degli anni ’50, e nonostante ne sia trascorso di tempo da quel periodo fatto di collane di perle e rossetti rosso fuoco, tutto sembra estremamente attuale. Perché quando c’è di mezzo l’amore, la passione e il sentimento, non è questione di epoche.

Coreografie: Anna Rita Larghi

MOVING TARGET – Ballet National De Marseille

mOVING tARGETMUOVERSI.

Prima ancora di scegliere una direzione presuppone uno spostamento di peso da un piede all’altro. I piedi, sono le nostre fondamenta. Accolgono tutto il nostro peso. Avete mai provato a osservare i vostri piedi mentre si muovono da sotto? Moving Target vi propone questa prospettiva, e non solo. Un’ ottica insolita che fin dall’inizio suggerisce di provare a guardare fuori dal solito schema frontale, per aprire un limite che solitamente si impone ai nostri sguardi. Si vede un movimento reale ma che è allo stesso tempo digitale, un movimento fluido su alcuni corpi e rigoroso in altri. Si colgono linee spezzate ma lo sguardo attento non può che cogliere la trasformazione verso curve sempre più rotonde. L’architettura e l’organizzazione dello spazio è concreta, determinata e percepibile, ma nasconde anche dell’intangibile. Per non smentirsi sull’ottiche diverse si arriva alla visione dei corpi danzanti attraverso uno specchio calato dal soffitto a 45°. I corpi appaiono appesi mentre in realtà sono al pavimento….Moving target perché il movimento non ha una sola prospettiva, e non basta saperlo bisogna sperimentarle tutte.

Coreografie: Frédéric Flamand

Scenografia e video : Diller+Scofidio