Monet au cœur de la vie – L’arte che smuove

La magia del plein-air. Una mostra che merita.

La sensazione è quella di correre a piedi nudi in un prato fiorito, di lasciarsi trasportare dal movimento delle onde, di sfiorare la neve soffice o si assaporare la brezza marina.

Perchè Monet era proprio questo che voleva: condividere con noi le sensazioni di quell’attimo, in cui immerso nella natura si abbandonava ai suoi profumi, suoni e colori.

Inarrestabili, sempre in movimento. Come il fluire del tempo, che cambia e trasforma. Bisogna solo avere la capacità di cogliere e accogliere.

Anche se non è sempre così facile…ma sono certa che c’è un po’ di Monet in ognuno di noi!

 

“Monet au cœur de la vie, a cura di Philippe Cros,

Dal 14 settembre al 2 febbraio 2014 

Pavia. Scuderie del Castello Visconteo 

 

ASCOLTO e IMPROVVISAZIONE – Art For Business

600x1003

Bello, Giusto, Efficace. 

Forum Art For Business dell’edizione dell’ottobre 2010. Decido di condividere questi due interessanti scritti riguardanti due parole molto vicine al movimento.

Un buon punto di vista da cui può partire un movimento o chissà cos’altro!

buona lettura!

ASCOLTO.

Fabio Vacchi, compositore di musica colta contemporanea, s’interroga sul senso della parola “ascolto”, non nell’accezione ormai vuota o imbarbarita (si pensi, per esempio agli ascolti auditel, ossia il numero di telespettatori televisivi), bensì a quel processo che ci permette di cogliere parti di noi che non conosciamo o che non vogliamo conoscere e che l’opera porta allo scoperto. Durante le giornate del Forum, a partire da questo incontro verrà suonato, da alcuni musicisti di  Sentieri Selvaggi, il brano “Orna buio ciel”. Vacchi ci chiede di rimanere disponibili, come i bambini, ad accogliere la provocazione e a notare come durante ognuna delle quattro ripetizioni del brano le nostre sensazioni, le nostre emozioni, si modificheranno. È questo l’ascolto che ci accresce, che ci permette di apprendere: quello in cui immagazziniamo, quello che ci arriva, senza preconcetti. Per questo tipo di ascolto è indispensabile l’intenzionalità, i suoni devono essere convertiti in idee e immagini; è necessaria la capacità di creare silenzio interiore, perché, come sosteneva Goethe, “La buona musica non si ferma alle orecchie, ma quando è tale continua a risuonare nell’anima”. È quindi necessaria un’estrema disposizione ad accettare ciò che arriva dall’esterno. Il che implica un sentimento di fiducia, una disponibilità a cambiare e a confrontarsi, perché l’arricchimento deriva, appunto, dal raffronto tra la nostra visione del mondo e quella che gli artisti ci forniscono. Il compito della musica colta è quindi quello di tenere in vita questa preziosità dell’ascolto, questa capacità di conoscerci rispetto al mondo, che è alla base della cultura. Il dato incoraggiante, secondo Vacchi, è che, nonostante il continuo allarmismo per l’indifferenza per il patrimonio culturale musicale, questa è continuamente smentita dal fiume umano dei concerti, troppo poco manipolabile perché lo si voglia considerare.

IMPROVVISAZIONE.

Questo è stato il termine affidato alla frizzante sceneggiatrice Laura Curino. Il significato di questo parola rimanda ad un concetto che si avvicina alla capacità di inventare qualcosa sul momento, su due piedi. Per i latini significava guardare con gli occhi della mente, mentre per i moderni si avvicina all’idea di sorpresa, a un atto compiuto senza meditazione. Alla base dell’improvvisazione c’è l’avvenimento imprevisto ed è l’elemento che caratterizza il teatro; l’improvvisazione serve a raggiungere un determinato obiettivo ed è l’elemento portante per aiutare l’attore ad immedesimarsi nel personaggio che deve rappresentare. Nominare gli elementi, conoscerli per nome, improvvisare significa possedere un catalogo ampio di soluzioni possibili, battezzate con cura, per poterle richiamare e comporre. Ciò che lo chef fa ogni giorno nella sua cucina, inventando un nuovo modo di far assaggiare qualcosa che già c’è, non brevettando nulla di nuovo, ma proponendo moderne combinazioni, che al palato appaiono con squisite novità.

IMPROVVISAZIONE – Wassily Kandinsky

Questo slideshow richiede JavaScript.

Ascoltati e improvvisa.

Oggi va così. Mi basterebbe una tela bianca, uno spazio aperto, senza muri, né confini per lasciare che tutte le emozioni che ho dentro possano viaggiare liberamente. Voglio diventare un getto di colore, un fascio di luce o tratto deciso di un quadro di Kandisnky. Voglio avere la fortuna di assaporare l’astratto. Tutti noi dovremmo averla.

UP HIGH ON HEELS_ LOUIS VUITTON

Un video, Up High On Heels, che racchiude un vero e proprio invito a ballare, naturalmente con ai piedi un paio di Louis Vuitton. Sulle note jazz, la maison francese mette in scena coreografie contagiose con giochi grafici e semplici movimenti di gambe e piedi. Un doveroso grazie alla moda, che come noi non si ferma mai…

CUERPO – Pepe Hevia Danza

CUERPO – PEPE HEVIA DANZA

Solo una frase:

“dovremmo prendere il coraggio dalle cose che ci sostengono.  Il muro? una guida per spingersi verso una nuova conoscenza….. anche di se stessi”

Video Danza della compagnia Pepe Hevia Danza

Coreografia Pepe Hevia

Realizzazione Silvano Preziosi Pepe Hevia

Interprete Cristina Beltrán

Direttore della fotografia Angel Goday

Produzione Sonia Fernandez.

TRATTATO DELLA LONTANANZA – Cie Zerogrammi

Trattato Della Lontananza“.

Era in scena al Pim Off, il teatro e la danza di ricerca a Milano e me lo sono persa.Un’occasione mancata per vivere una performance e riflettere sul concetto di aggregazione e alienazione. 3 danzatori, ovvero 3 individui come noi che vivono sullo stesso suolo, respirano la stessa aria e interagiscono con le cose e il mondo, ma qual é il confine che li separa gli uni dagli altri? Quante volte succede che ti ritrovi a stretto contatto con una persona, ma allo stesso tempo ti senti così lontana da lei? Quanto il gesto, la parola, il movimento può colmare questa lontananza? Il coreografo Emanuele Sciannamea attraverso i suoi danzatori racconta le sfaccettature della distanza: morale, fisica, naturale, comportamentale, etica etc. É un’amara verità: la solitudine è una grande piaga di questo secolo, e non intendo la capacità di stare da soli ascoltando se stessi, i propri pensieri e bisogni, quello che condanno é l’alienazione a cui ci spinge questo mondo e che noi tendiamo ad assecondare. Le relazioni arricchiscono.sempre. Caro Italo, purtroppo il tuo pensiero vale oggi come allora…

“A Cloe, grande città, le persone che passano per le vie non si conoscono. Al vedersi immaginano mille cose l’uno dell’altro, gli incontri che potrebbero avvenire tra loro, le conversazioni, le sorprese, le carezze, i morsi. Ma nessuno saluta nessuno”.
Cloe assomiglia a tutte le città in cui viviamo. Città dove la prossimità e la vicinanza forzata sono condizione quotidiana. Ma la magia dell’incontro e della conoscenza dell’altro da sé, quante volte davvero la sperimentiamo?
Trattato della lontananza, un saggio di Antonio Prete
regia e coreografia Emanuele Sciannamea